Descrizione
Chi sono le Maestà di Luni? Non stiamo certo parlando di sovrane o regnanti, ma di veri e propri tesori disseminati sul territorio lunense, non solo tra Ortonovo, Nicola e Luni, ma anche nella Lunigiana storica.
Un percorso alla ricerca delle Maestà lunensi è sicuramente un’esperienza alternativa di scoperta di angoli più nascosti, legati strettamente alla storia, alla cultura e alla tradizione del territorio. A spasso tra le vie dei borghi o lungo le mulattiere – o meglio le “montate” come si dice da queste parti - è facile che il nostro sguardo cada sulle Maestà: una presenza costante ma discreta, una sorta di protezione invocata o di richiesta di grazia.
Queste raffigurazioni che narrano il territorio e lo rendono più vivo, come gli alberi, i vigneti, sono bassorilievi devozionali in marmo che venivano collocati sempre all’esterno, sulle facciate delle case, agli angoli delle vie, lungo le stradine della campagna.
Da dove deriva il termine Maestà? Da “maiestas”, che identificava i santi e le divinità cristiane. Le Maestà più antiche risalgono al XVII secolo in genere commissionate da cittadini devoti di modesta condizione sociale. Per lo più si tratta di immagini mariane - più note come Madonnine - ma vi è anche una sorta di ciclo dedicato ai Santi e in particolare a San Guglielmo, duca d’Aquitania.
Non c’è mai il nome del committente, né traccia della firma degli autori. Si pensa, però, che venissero prodotte nelle botteghe di Carrara e quasi sicuramente, vista la fattura a volte un po’ rozza, si trattava di lavori eseguiti dagli artisti per esercitarsi prima di cimentarsi in opere più impegnative.
Le Maestà distribuite tra le provincie di La Spezia, di Massa-Carrara, della Versilia, da una parte e del crinale Emiliano dall’altra, sono talmente numerose che si parla di oltre 2.600 rappresentazioni. La sezione del Club Alpino Italiano di Sarzana ha avviato un censimento e una schedatura per ciascuna Maestà: l’elenco finora prodotto è consultabile online
Tra queste spicca anche la Maestà della Madonna di Loreto che era posta all’interno dell’Area Archeologica di Portus Lunae, presso il Casale Benettini. Quest’opera viene considerata dallo studioso Piero Donati “la Maestà desaparecida”: rimossa in occasione di lavori di ristrutturazione, è stata trasportata nei magazzini della Soprintendenza Archeologica a Genova e mai più riportata a Luni nella sua collocazione originaria.
Un percorso alla ricerca delle Maestà lunensi è sicuramente un’esperienza alternativa di scoperta di angoli più nascosti, legati strettamente alla storia, alla cultura e alla tradizione del territorio. A spasso tra le vie dei borghi o lungo le mulattiere – o meglio le “montate” come si dice da queste parti - è facile che il nostro sguardo cada sulle Maestà: una presenza costante ma discreta, una sorta di protezione invocata o di richiesta di grazia.
Queste raffigurazioni che narrano il territorio e lo rendono più vivo, come gli alberi, i vigneti, sono bassorilievi devozionali in marmo che venivano collocati sempre all’esterno, sulle facciate delle case, agli angoli delle vie, lungo le stradine della campagna.
Da dove deriva il termine Maestà? Da “maiestas”, che identificava i santi e le divinità cristiane. Le Maestà più antiche risalgono al XVII secolo in genere commissionate da cittadini devoti di modesta condizione sociale. Per lo più si tratta di immagini mariane - più note come Madonnine - ma vi è anche una sorta di ciclo dedicato ai Santi e in particolare a San Guglielmo, duca d’Aquitania.
Non c’è mai il nome del committente, né traccia della firma degli autori. Si pensa, però, che venissero prodotte nelle botteghe di Carrara e quasi sicuramente, vista la fattura a volte un po’ rozza, si trattava di lavori eseguiti dagli artisti per esercitarsi prima di cimentarsi in opere più impegnative.
Le Maestà distribuite tra le provincie di La Spezia, di Massa-Carrara, della Versilia, da una parte e del crinale Emiliano dall’altra, sono talmente numerose che si parla di oltre 2.600 rappresentazioni. La sezione del Club Alpino Italiano di Sarzana ha avviato un censimento e una schedatura per ciascuna Maestà: l’elenco finora prodotto è consultabile online
Tra queste spicca anche la Maestà della Madonna di Loreto che era posta all’interno dell’Area Archeologica di Portus Lunae, presso il Casale Benettini. Quest’opera viene considerata dallo studioso Piero Donati “la Maestà desaparecida”: rimossa in occasione di lavori di ristrutturazione, è stata trasportata nei magazzini della Soprintendenza Archeologica a Genova e mai più riportata a Luni nella sua collocazione originaria.